Forte Marghera

Vincolo del 07.03.1980

Località: San Giuliano,via Forte Marghera
Costruzione: 1805 – 1814
Armamento: (1913): 8 cannoni da 149G su affusto da difesa (*), 8 cannoni da 120G su affusto da assedio (**), 6 obici da 210 su affusto da difesa (*)
(*) affusto studiato per eliminare o ridurre il rinculo dopo ogni colpo
(**) affusto rigido a ruote fissato su piattaforma rotante

 

LA STORIA

La necessità da parte dell’Impero austriaco di realizzare una fortezza in corrispondenza del punto in cui la terraferma era più vicina a Venezia risale al 1797, dopo la caduta della Serenissima e il trattato di Campoformio. Lo scopo era quello di creare un bastione difensivo per la città, per metterla al riparo da possibili bombardamenti, in caso di assedio.

Il forte venne realizzato in un’area attraversata da canali e ghebbi, in particolare dal trecentesco “Canal Salso” che, collegando il porto di Mestre alla laguna, rappresentava la principale via di collegamento di Venezia con la terraferma. Sull’area sorgeva già il vecchio borgo di Marghera, che venne inglobato nel forte. Nel 1805 vennero avviati i lavori spianando l’antico borgo e realizzando il primo nucleo della struttura.

Il ritorno nel 1806 delle truppe francesi sorprese però i lavori in stato arretrato. L’opera venne quindi rivista, con la realizzazione di sei nuovi bastioni esterni, di un doppio fossato di cinta e di un ridotto stellato a Campalto.

Nel 1809, mentre duravano ancora i lavori di costruzione, il Veneto venne invaso da un’armata austriaca e il forte fu posto sotto assedio, ma la guarnigione riuscì a respingere gli assalitori.

Un nuovo attacco ebbe luogo nel 1814 e, con la caduta di Napoleone, gli austriaci ripresero il possesso del forte. Seguirono negli anni successivi ulteriori lavori di rinforzo e il complesso crebbe di importanza con il completamento, nel 1842, della ferrovia Ferdinandea che, tramite un lungo ponte sulla laguna, raggiungeva Venezia.

Il 22 marzo 1848, nel corso dei moti insurrezionali che videro la proclamazione della Repubblica di San Marco di Daniele Manin e Nicolò Tommaseo, gli abitanti di Mestre, con l’aiuto dei lavoratori della ferrovia, costrinsero la guarnigione a cedere la fortezza.

Nel mese di giugno però l’esercito austriaco, vittorioso sul fronte occidentale contro i piemontesi, puntò contro Venezia, accampandosi in terraferma e stringendo d’assedio Forte Marghera, dove erano asserragliati 2500 patrioti, provenienti da diverse regioni d’Italia. Il 27 ottobre, in 2000, compirono la “Sortita”, riuscendo a respingere temporaneamente da Mestre gli austriaci, che però poco dopo la rioccuparono, riprendendo anche l’assedio al forte finché, dopo un lungo e fortissimo bombardamento (si calcolano 150.000 tra proiettili e bombe), il 27 maggio 1949 i difensori abbandonarono la posizione ritirandosi a Venezia, che capitolò il 22 agosto 1949.

Con l’annessione del Veneto, nel 1866, Forte Marghera divenne il centro della riorganizzazione militare avviata dal Regno d’Italia per la difesa dell’intero settore nord-orientale da un’ eventuale nuova invasione austriaca, per cui il forte diventò l’epicentro di un “campo trincerato” costituito da un complesso di forti posti a semicerchio nell’entroterra veneziano. Le fortificazioni di Marghera vennero rivedute e ampliate e nuove artiglierie furono installate. Terminati questi lavori, vennero avviati quelli per la costruzione degli altri forti. Durante la prima guerra mondiale, tuttavia, le nuove tecniche di combattimento e gli sviluppi del conflitto dimostrarono che il sistema difensivo basato sulle fortificazioni era superato, per cui l’Alto Comando decise di smontare le artiglierie dei forti, portandole a diretto sostegno della linea del fronte. Alla fine della guerra, a partire dal 1918, la Regia Marina decise di spostare le sue basi principali a La Spezia e a Taranto, facendo perdere importanza all’Arsenale di Venezia e, di conseguenza, anche alla funzione militare del “campo trincerato”, le cui strutture vennero progressivamente trasformate in caserme, polveriere e magazzini, fino al definitivo abbandono negli anni ‘80.

Oggi Forte Marghera è di proprietà del comune di Venezia, è aperto al pubblico ed è sede di eventi e produzioni culturali.

 

LA STRUTTURA

Il Forte, che occupa un’area di 48 ettari, è costruito a cavallo del Canal Salso, che ora lo aggira principalmente sul lato occidentale e lo circonda e attraversa con vari canali navigabili.

Il nucleo centrale, che racchiude il ridotto principale, ha pianta pentagonale, con quattro bastioni. Sul lato sud-orientale, rivolto in direzione della laguna, si trova la darsena-porticciolo destinata a garantire i collegamenti con Venezia. L’accesso da terra avveniva invece dalla parte frontale, in direzione di Mestre. In prossimità del porticciolo, si trovano due casermette a due piani, di età francese (1805 – 1814), realizzate in pietra d’Istria.

Nel corpo centrale, dietro i bastioni frontali, si trovano anche due polveriere: hanno tetto a botte e finiture in pietra d’Istria: risalgono una al periodo francese e l’altra a quello austriaco. All’esterno del corpo centrale sorgono i quattro bastioni difensivi, di costruzione francese.

Il complesso è circondato da un doppio fossato collegato al Canal Salso, che separa il corpo centrale dai bastioni esterni e questi dalla campagna.

Distaccate dal corpo centrale, in direzione di Mestre, sul lato nord-occidentale, si trovano poi tre “lunette”, pensate per aumentare la capacità difensiva del forte, estendendone le capacità offensive di alcune centinaia di metri e consentire operazioni di sortita.

I bastioni e le strutture del forte sono realizzati con il materiale di riporto proveniente dall’escavazione dei canali e dei fossati, rinforzati nella parte inferiore da rivestimenti in pietra destinati a proteggere le scarpate dall’erosione delle acque. Sulla parte superiore dei terrapieni, a circa cinque metri dal piano di campagna si trovavano le batterie d’artiglieria.

Nella cinta esterna è inglobato anche l’unico manufatto superstite del borgo originario di Marghera: tre arcate di un ponte cinquecentesco ora sovrastate da un edificio.

In corrispondenza di ciascun bastione si trova una polveriera e una casermetta, queste ultime realizzate in epoca italiana, attorno agli anni ‘80 dell’Ottocento. In corrispondenza di una di esse, che ora ospita il Museo dell’Artiglieria, si trova il piccolo cimitero che raccoglie i caduti dell’assedio del 1849.

Poco distante da forte, al di là dell’odierno Parco di San Giuliano, si trova il ridotto Forte Manin, destinato alla protezione della chiusa sul canale Osellino, dalla quale si poteva controllare l’allagamento della campagna circostante. Ha forma di stella a cinque punte, con tre piccoli bastioni esterni, il tutto protetto da un doppio fossato.

(Fonti: Wikipedia; Bunkerarcheo.it/Il campo trincerato di Mestre)