Villa Scopinich, Franchin con barchessa, chiesetta e parco loc. Marocco

Vincolo del 17.07.1962

Località: via Terraglio, 67
Costruzione: Secolo XVII

LA STORIA

Il complesso è sito a Marocco, in un lotto posto a sud di via Gatta e confinante ad est con via Terraglio. E’ composto da un edificio padronale, da un oratorio situato al limite orientale della proprietà antistante via Terraglio, da una serie di annessi, posti a sud – ovest del corpo padronale, accostati tra loro in modo da comporsi in un lungo fabbricato a perimetro irregolare e da un edificio di contenute dimensioni adibito a serra, posto sul confine settentrionale della proprietà.

Il complesso sorge all’interno di un vasto parco – giardino. L’ingresso della proprietà è su via Terraglio, nei pressi dell’oratorio. La villa vera e propria fu eretta probabilmente a inizio Seicento da Alvise Bottoni. Un disegno del 1631 ne attesta per la prima volta l’esistenza e la rappresenta con linee molto simili a quelle attuali. Nel 1663 il complesso era passato alla vedova del Bottoni, Elena. Successivamente pervenne ai Priuli ai quali si deve l’erezione dell’oratorio prospiciente al Terraglio.

Verso il 1785 subentrarono i Campolongo, ma già nel 1809 ne risulta titolare Bianca di Salvatore Malta Muttorti. Nel giro di pochi anni si avvicendarono i Topia, i Piccoli e quindi gli Scopinich, ai quali rimase fino all’inizio del Novecento. Divenuta dei Gasparetto, dei Del Giudice e dei banchieri svizzeri Winteler, nel 1938 venne comprata dai Franchin, ai quali appartiene tutt’ora. La fabbrica non appare, dal confronto con il disegno del 1631, sostanzialmente modificata; ha conservato la semplice ed essenziale linea architettonica con il prospetto principale caratterizzato dalla sopraelevazione. I fori centrali più nobilmente tagliati qualificano esteticamente la villa, secondo un gusto tradizionale.

Le aggiunte successive, dettate forse da un rimodernamento settecentesco, sono l’ala a settentrione, utilizzata come ambiente di servizio, e i tre abbaini che ripetono sui fronti secondari la soluzione di quello principale. Anche le aperture architravate potrebbero essere state risistemate nella stessa epoca.

Consueto è l’utilizzo dei vasi acroteriali (*) per vivacizzare la linea del tetto e per suggerire uno slancio verticale. Vasi ben lavorati appaiono pure sui pilastri di accesso nella cinta muraria. Le adiacenze, che la mappa secentesca rivela di una certa entità, esistono anche oggi e la loro importanza e imponenza è aumentata: la primitiva planimetria a L si è nel tempo trasformata per l’aggiunta di vari corpi.

L’oratorio è databile al 1702, per l’iscrizione in facciata. Ampliato nel 1880, quando era proprietario del complesso G.A. Scopinich, venne completato del campanile nel primo Novecento. Curiosa è la ubicazione: l’oratorio scherma le adiacenze della villa e ne impedisce una piena visione.

(*) Vaso acroteriale: elemento decorativo di origine classica costituito da un corpo panciuto, progressivamente espanso a partire dal restringimento in prossimità del fondo.

Fonti: ricerche in rete: wikipedia/villa Franchin; “Ville Venete – Decreti di vincolo e relazioni storico – artistiche” – Istituto Regionale Ville Venete – Marsilio Editori – 1994.